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Secondo l’OMS il burnout è una sindrome concettualizzata come conseguenza dello stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo. È caratterizzato da tre stati:
– sentimenti di esaurimento o esaurimento energetico;
– maggiore distanza mentale dal proprio lavoro, o sentimenti di negativismo o cinismo relativi al proprio lavoro;
– ridotta efficacia professionale.

Inserito nella nuova versione dell’undicesima Internation Classification of Diseas, deve perciò essere visto come un fenomeno professionale che può avere conseguenze anche gravi e sfociare in situazioni di disagio fuori dall’ambito lavorativo e nello stress da lavoro correlato, contemplato già dal Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro.
Il burnout è graduale e costante aumento tra i lavoratori dei paesi occidentali, a riprova dei sostanziali cambiamenti avvenuti nei luoghi di lavoro e nel modo in cui si lavora.

Origine del burnout

Il termine può tradursi come scoppiato, esaurito, e ha fatto capolino per la prima volta nel 1930 in ambito sportivo per indicare l’incapacità degli atleti di mantenere i successi acquisiti e ottenere ulteriori risultati. Fu poi la psichiatra C. Maslach a utilizzare la parola burnout per definire la sindrome che evidenzia una patologia comportamentale a carico di professioni ad alta implicazione relazionale. Per Maslach il burnout è «una sindrome di esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale».
Negli anni nella sindrome da burnout sono state inserite numerose categorie di lavoratori, dai liberi professionisti agli impiegati, che hanno un contatto con il pubblico o un’utenza. Non più solo helper, ma anche centralinisti, avvocati, ristoratori… Secondo alcuni studiosi il burnout non è solo un sintomo di stress lavorativo e sofferenza individuale legata al lavoro, ma un problema di natura sociale provocato da dinamiche economiche, sociali e politiche: può infatti interessare il singolo ma anche un intero staff oppure le istituzioni.

Quali sono le caratteristiche del burnout?

Questa specifica sindrome può svilupparsi maggiormente in situazioni di divario tra la natura del lavoro da svolgere e la natura della persona che lo svolge. Un esempio può venire dai contesti lavorativi che richiedono dedizione e impegno in termini economici e psicologici e mettono così in secondo piano valori personali e familiari. L’energia e l’entusiasmo del lavoratore vengono così consumate dalle richieste lavorative e affettive.

Come si manifesta il burnout?

Le manifestazioni sono specifiche e riguardano un deterioramento progressivo nei confronti del lavoro, un deterioramento delle emozioni e un vero e proprio problema di adattamento tra la persona e il lavoro.
Le tipiche dimensioni del burnout sono perciò l’esaurimento, il cinismo e l’inefficienza.

Quali sono le cause?

Numerosi studi dimostrano che le cause del burnout sono rintracciabili nel contesto sociale in cui l’individuo opera e che i rischi maggiori sono riscontrabili nei contesti lavorativi in cui non viene riconosciuto l’aspetto umano del lavoro. Altre cause specifiche sono i valori contrastanti, il crollo di senso di appartenenza, l’insufficienza di gratificazioni, il sovraccarico di lavoro, l’assenza di equità, la scarsa remunerazione.
I fattori individuali che possono concorrere all’insorgere del burnout sono l’introversione e la conseguente incapacità di lavorare in team, l’adozione di uno stile di vita iperattivo, la personalità autoritaria, le aspettative professionali e gli obiettivi irrealistici, l’abnegazione del lavoro come sostituzione alla vita sociale. Importanti sono anche i fattori demografici: -l’età (maggiore predisposizione all’inizio della carriera);
-lo stato civile (le persone senza un compagno stabile sono più predisposte); -la differenza di genere (le donne sono più predisposte degli uomini).

Quali sono i sintomi?

I soggetti colpiti da burnout manifestano:

  • Sintomi aspecifici, come apatia, irrequietezza o insonnia;
  • Sintomi somatici e l’insorgenza di patologie come cefalea, ulcera, difficoltà sessuali;
  • Sintomi psicologici che vanno dalla rabbia al risentimento, dalla resistenza ad andare al lavoro al senso di colpa, dall’isolamento alla resistenza al cambiamento.

Riconoscere e affrontare la sindrome da burnout non è così facile perché viene spesso meno la collaborazione delle organizzazioni e degli ambienti lavorativi.
L’aiuto più efficace per l’individuo è certamente l’intervento di un professionista competente, che sappia fornire strumenti cognitivi, promuovere la comprensione del problema e indirizzare il soggetto verso una modifica degli atteggiamenti in favore di un migliore equilibrio.