Seleziona una pagina

Tutti la provano, pochissimi lo ammettono: l’invidia è un moto dell’anima tanto cupo quanto utile.
Partiamo con ordine: la vostra migliore amica sta per sposarsi, un vecchio amico fa la vacanza dei vostri sogni, vi imbattete sui social nella sponsorizzazione di un prodotto che desiderate da tempo e avvertire una sensazione poco piacevole, che siete restii ad ammettere. È l’invidia: è sana o patologica? Come affrontarla? Come riuscire a non farsi schiacciare?

Occorre premettere che l’invidia è strettamente legata al rammarico per la prosperità e la felicità altrui e che porta con sé il desiderio di appropriarsi dei bene dell’altro oppure che l’invidiato perda quei beni, intesi sia in senso materiale che come obiettivi raggiunti o riconoscimenti. Il successo degli altri viene visto come un affronto al proprio senso di identità e alla propria autostima.
Desiderare quindi di privare l’altro dei sui beni diventa la soluzione per donare sollievo a una sofferenza che deriva da un profondo senso di disvalore personale e ingiustizia.
Tra tutti, l’invidia è il sentimento umano più bistratto non solo nella quotidianità ma anche, e soprattutto, nella religione: essa viene demonizzata al punto da diventare un tabù – si pensi ai vizi capitali – e le normali sensazioni che scaturiscono dal confronto vengono bollate come sbagliate, quasi patologiche.
Quando proviamo invidia verso qualcuno possiamo avvertire un senso di tristezza e frustrazione oppure un sano senso di emulazione e competizione: possiamo perciò cominciare a intravedere la doppia valenza di un sentimento così complesso e parlare di invidia positiva e invidia distruttiva.

Nel primo caso, non propriamente definibile come invidia, possiamo sfruttare queste sensazioni per comprendere cosa conta per noi, analizzare ciò che invidiamo e scoprire cosa fare per realizzare noi stessi.
Nel secondo caso prevale invece l’aspetto negativo riferito al senso di inferiorità, odio e rabbia verso l’altro che sfocia nel desiderio di pareggiare i conti attraverso la sottrazione. I soggetti interessati da questa accezione dell’invidia sono spesso insicuri, dubitano delle proprie capacità oppure sono eccessivamente legate a rigidi codici che impediscono loro di agire in armonia con le loro reali attitudini.

A dispetto dei luoghi comuni, l’invidia interessa sia gli uomini che le donne ma secondo uno studio condotto dall’Università di Padova nel 2009 l’intensità del sentimento è maggiore verso persone considerate e percepite come simili, soprattutto quindi verso persone dello stesso genere, ed è correlata alla competitività.

Ma quale potrebbe essere lo scopo dell’invidia?
Essendo strettamente connessa al confronto con l’altro, ha l’obiettivo di spingerci a fare di più per raggiungere gli obiettivi tanto agognati. Quando utilizziamo in maniera costruttiva il confronto con l’altro, in termini di comprensione e non di distruzione, l’invidia può diventare carburante per accelerare il nostro percorso di crescita.

Fare paragoni ponderati e focalizzarsi su obiettivi concreti sono i primi passi per trasformare l’invidia in un momento di crescita.
Qualora questi accorgimenti non fossero sufficienti e l’invidia diventasse un fardello pesante da portare, sarà importante contattare uno psicologo psicoterapeuta per indagarne le cause e conquistare un nuovo equilibrio.