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Il cambio dell’ora, le temperature più rigide e l’arrivo dell’inverno possono causare malinconia in molti di noi. Per alcuni, tuttavia, si fanno i conti con una vera e propria tristezza invernale che coinvolge la sfera fisica e psicologica con sintomi quali mancanza di energie o stimoli e problemi di sonno, talvolta severi al punto da rendere difficile lo svolgimento delle attività quotidiane. Ci troviamo di fronte a una forma di depressione legata ai cambi di stagione nota come Sad o disordine affettivo stagionale.

Sad, come riconoscerlo

Le persone affette da disordine affettivo stagionale sono demotivate, fanno fatica a prendere sonno o a fare una dormita rigenerante, perdono l’appetito oppure avvertono un incontenibile desiderio di cibo. Questo disturbo viene spesso confuso con una forma di depressione più leggera, ma si tratta di un’espressione diversa della malattia. Secondo le stime, a soffrirne è il 10/15% della popolazione, che lotta contro i sintomi per tutto il periodo che abbraccia autunno e inverno. Nell’emisfero Nord il tasso aumenta a uno su tre e le donne rappresentano l’80% dei casi.

Quali sono le cause?

Le cause risalirebbero all’era glaciale e recenti studi hanno portato gli esperti a ritenere che una delle cause della depressione stagionale risieda nell’evoluzione. Secondo Robert Levitan, professore dell’Università di Toronto, «Diecimila anni fa, durante l’era glaciale, gli ominidi avevano questa tendenza a rallentare con l’arrivo dell’inverno al fine di preservare l’energia. E questo era particolarmente utile per le donne in età riproduttiva perché la gravidanza era un evento molto impegnativo a livello fisico. Ma – sottolinea – ora viviamo 24 ore al giorno e ci si aspetta il massimo rendimento da noi».
Anche Ippocrate affermava che, con l’arrivo dell’autunno, aumentasse la produzione della bile nera, causa della melanconia.
In tempi più recenti, i ricercatori statunitensi Judith e Richard Wurtman si sono invece soffermati sugli appunti dell’esploratore F. A. Cook e sui viaggi compiuti nel 1898 nella regione polare: i marinai apparivano tristi, sonnolenti e apatici. La conclusione cui si è giunti è che l’intero equipaggio soffrisse di Sad.
Il disturbo è legato alla carenza di luce solare: quando la luce diminuisce, il complesso sistema di interdipendenza degli ormoni ne risente. Pensiamo per esempio alla serotonina, che regola l’umore, la felicità e l’ansia, oppure alla dopamina e alla noradrenalina, che ricoprono un ruolo determinante nel modo in cui ci svegliamo al mattino, oppure ancora al livello di melatonina, che controlla il sonno. Questo complesso di ormoni viene rallentato al punto da inviare messaggi errati al nostro corpo sulle diverse fasi del giorno, provocando il calo generale dell’umore e della voglia di attivarsi.

Cosa fare?

Per combattere l’apatia e la riduzione generalizzata delle attività, proviamo a seguire alcuni semplici consigli:

  • pratichiamo l’esercizio fisico in maniera costante;
  • controlliamo la nostra alimentazione, prediligendo i carboidrati complessi e bilanciando le proteine;
  • dedichiamoci con gioia alla socialità;
  • approfittiamo della maggior quantità di luce possibile e di ogni giornata di sole.

Se questi accorgimenti non fossero sufficienti, non esitiamo a rivolgerci a un professionista.