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Con il termine giapponese hikikomori ci si riferisce a una particolare sindrome che oclpisce giovani e giovanissimi. La parola deriva dal verbo hiku, che significa tirare, e komoru, che vuol dire ritirarsi: letteralmente, quindi, isolarsi, stare in disparte. Il termine nasce con riferimento a un particolare fenomeno che consiste nel social withdraeal – ritiro sociale – e una reclusione volontaria dal mondo esterno, anche dalla luce solare.
Il disturbo è stato osservato e descritto principalmente in Oriente e, ad oggi, non vi è ancora una diagnosi ufficiale del DMS-5, sebbene questo richieda l’intervento di specialisti della salute mentale.
Gli hikokomori vivono infatti un particolare fenomeno psichiatrico, che interessa la fascia di età 14-30 e riguarda principalmente il sesso maschile, ma si ritiene che il numero di ragazze isolate possa essere sottostimato dagli studi e dai sondaggi effettuati sinora. Al momento in Giappone di registrano circa 500mila casi, ma secondo le associazioni di settore il numero potrebbe arrivare sino all’1% della popolazione nipponica. Sebbene l’attenzione fuori da questa area di riferimento sia bassa, in Italia si registra un maggiore interesse e si stima che nel nostro Paese i casi siano almeno 100mila.

Le cause scatenanti possono essere tante e diverse tra loro:

  • Familiari: nell’esperienza giapponese si sono spesso riscontrate l’assenza emotiva del padre e l’attaccamento eccessivo con la madre; i genitori inoltre faticano a relazionarsi con il figlio che rifiuta ogni tipo di aiuto;
  • Caratteriali: i giovani hikikomori sono spesso tanto intelligenti quanto sensibili e introversi. Il loro temperamento rende più difficile l’instaurare relazioni interpersonali soddisfacenti e l’affrontare efficacemente le delusioni della vita;
  • Scolastiche: uno dei primi campanelli d’allarme è costituito proprio dal rifiuto della scuola, vissuta come un aspetto particolarmente negativo; dietro l’isolamento inoltre si nasconde spesso una storia di bullismo;
  • Sociali: gli hikikomori soffrono particolarmente per le pressioni di realizzazioni sociali e cercano di sfuggirvi in ogni modo, sino appunto all’isolamento.

Tutti questi fattori portano a una demotivazione crescente dei giovani, che faticano a confrontarsi con la vita sociale sino a sviluppare un vero e proprio rifiuto della stessa.
Spesso, erroneamente, si indica la dipendenza da internet come un fattore scatenante: gli studi hanno dimostrato che questa non rappresenta una causa dell’isolamento, bensì una conseguenza.

Il Ministero della Salute giapponese ha stilato un elenco di caratteristiche e sintomi specifici:

  • nessun interesse verso attività esterne, come scuola o lavoro;
  • persistenza di un ritiro sociale in inferiore a 6 mesi;
  • nessuna relazione esterna mantenuta con colleghi o compagni di scuola;
  • stile di vita centrato all’interno delle mura domestiche.

È importante sottolineare che, qualora sia presente un disturbo psichiatrico che possa sovrapporsi ai sintomi di ritiro sociale, quale depressione maggiore o schizofrenia, o vi siano altre cause che possano spiegare il ritiro stesso, si deve escludere la diagnosi di hikokomori.

Ma come si identifica correttamente questo fenomeno? Un ruolo fondamentale è riconosciuto alla diagnosi differenziale e all’anamnesi, che dovranno tenere conto di disturbi di ansia, dell’umore, psicotici oppure evitanti di personalità.
Siamo ancora lontani dalla definizione di una cura dell’hikikomori, ma sono state messe in atto varie strategie terapeutiche. I trattamenti provati sinora comprendono un lavoro sul contesto del paziente, sia lavorativo che relazionale in genere, e un percorso di psicoterapia individuale. Il percorso prevede a volte una combinazione di psicoterapia e psicofarmacologia, ed esercizi di esposizione graduale alle situazioni temute, finalizzati ad aumentare il contatto sociale. Si può fare ricorso sia alle terapie online che alle visite domiciliari ripetute al fine di attirare a piccoli passi l’hikikomori fuori dalla propria stanza.

Nel caso di sospetto hikikomori, è importante fare riferimento al proprio medico oppure a uno specialista nel minor tempo possibile, per ridurre le difficoltà iniziali rispetto alla cura tipiche dei pazienti con ritiro sociale. È altrettanto importante cercare di comprendere il fenomeno senza stigmatizzarlo e fornire ai giovani e alle famiglie possibilità di confronto e ascolto: il punto di riferimento italiano è l’Associazione Hikikomori Italia, che si occupa di sensibilizzazione e punta alla creazione di una rete nazionale di supporto.