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Il disturbo da alimentazione incontrollata (o disturbo da binge eating) è caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffata, che si verificano almeno una volta a settimana per tre mesi.
Con “episodio di abbuffata” nel disturbo da alimentazione incontrollata si intende mangiare, in un determinato periodo di tempo, una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. L’episodio, inoltre, è accompagnato dalla sensazione di perdita di controllo, da un disagio marcato e dagli aspetti seguenti:

  • mangiare molto più rapidamente del normale;
  • mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni;
  • mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente affamati;
  • mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando;
  • sentirsi disgustati verso se stessi oppure molto in colpa.

Nel disturbo da alimentazione incontrollata, la gravità viene valutata in base alla frequenza degli episodi di abbuffata:

  • lieve se sono presenti 1-3 episodi di abbuffata a settimana;
  • moderata se sono presenti da 4 a 7 episodi di abbuffata a settimana;
  • grave se sono presenti da 8 a 13 episodi di abbuffata a settimana;
  • estrema se sono presenti 14 o più episodi di abbuffata a settimana.

Caratteristiche associate alla diagnosi

Il disturbo da alimentazione incontrollata si verifica in individui normopeso/sovrappeso e obesi. Le abbuffate non sono seguite da pratiche di eliminazione o compensazione come vomito o purghe; chi ne è affetto da molto tempo o in maniera grave è inevitabile che vada incontro a sovrappeso o a obesità. Al di là del disagio psichico, la condizione di obesità o sovrappeso al quale può andare incontro comporterà anche disturbi di tipo cardiologicon oppure respiratorio.

Esordio, decorso e cause del disturbo

Il disturbo da alimentazione incontrollata inizia solitamente nell’adolescenza oppure nella prima età adulta, ma può presentarsi anche in tarda età adulta. Chi ne è affetto giunge all’attenzione del clinico solitamente più tardi rispetto agli individui con altri disturbi di natura alimentare, perché spesso queste condotte non sono associate a un disagio emotivo e il primo intervento richiesto riguarda una dieta, dopo le numerose e fallimentari diete fai da te.
Il disturbo è ricorrente nelle famiglie, riflettendo influenze genetiche. Diversi sono gli studi sui fattori di rischio e sui fattori scatenanti delle abbuffate, ma sinora non vi sono risposte esaurienti. Oltre ai fattori genetici, vi sono anche fattori di tipo sociale, evolutivo-attaccamentali e neuroendocrino.

Costrutti psicopatologici

Per i soggetti affetti da alimentazione incontrollata il cibo è un alleato scomodo, capace di consolare nei momenti più tristi o di gratificare in quelli di gioia, che lascia dietro sé il senso di colpa dell’abbuffata e uno spiacevole residuo di chili superflui. Il paziente vorrebbe infatti abbuffarsi, ma non subire gli sgradevoli effetti sul proprio peso. Dopo l’abbuffata, inoltre, assume un atteggiamento di passività e sconforto. Non c’è quasi mai un tentativo di rimediare all’accaduto che vada oltre ai “buoni propositi”, regolarmente disattesi.
Spesso emerge che i soggetti affetti da disturbo da alimentazione incontrollata manifestano un maggior livello di ansia e di depressione, nonché una maggiore insoddisfazione per il proprio corpo rispetto a persone che non sono soffrono di questo disturbo.
A scatenare l’abbuffata, inoltre, sono spesso le diete incongrue o il loro fallimento: in questo caso, tuttavia, sono le emozioni negative legate alla privazione del piacere del cibo o alla constatazione della difficoltà a dimagrire a indurre a eccedere nell’alimentazione. L’intolleranza alle emozioni negative è sicuramente un costrutto psicopatologico importante nel disturbo da alimentazione incontrollata.
Talvolta, i pazienti binge eater riferiscono di compiere abbuffate anche in seguito a emozioni positive.
Emerge così come l’incapacità di gestire le sensazioni/emozioni porti a eccedere nell’alimentazione incontrollata: le abbuffate sono la risposta finale a emozioni differenti, a momenti ed eventi più disparati, capaci di placare così ogni sensazione di disagio.

La terapia

Il disturbo da binge eating fa parte della sfera dei disturbi alimentari in cui si intrecciano fattori ambientali, sociali, relazionali e psicologici. Diviene perciò necessario un approccio multidisciplinare che preveda terapia individuale, terapia di gruppo, figure medico-nutrizioniste e, talvolta, psichiatriche. Di grande supporto può essere il coinvolgimento dei familiari, per analizzare le caratteristiche del disturbo, le difficoltà riscontrate dai familiari nell’approcciarsi a tale sofferenza e come superarle.
L’obiettivo di un percorso così articolato è aiutare il paziente ad apprendere un nuovo stile di vita in cui il cibo non sia più la sola e unica fonte di gratificazione approntare le strategie utili per affrontare eventuali ricadute.