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Intorno alla professione dello psicologo psicoterapeuta ruotano ancora oggi stereotipi e luoghi comuni: spesso si crede che il paziente sia una persona fragile, si prova imbarazzo, oppure si vede nel professionista una sorta di mago capace di apportare cambiamenti significativi con il solo movimento della bacchetta.
Non è così. Ognuno di noi può attraversare un momento di difficoltà e avvertire la necessità di chiedere aiuto per far guarire le cicatrici dell’anima. L’aiuto richiesto dovrà essere competente e professionale e venire da una persona che abbia affrontato anni di studio, affinando empatia e sensibilità.
La psicoterapia è infatti un viaggio, che viene affrontato sia dal paziente che dallo psicologo.

Nel mio bagaglio c’è sempre stata l’idea di voler intraprendere questa professione.
Già da bambina mi interessavo al comportamento degli altri: ricordo in maniera molto nitida la curiosità con cui osservavo i miei compagni di classe, quasi come se li studiassi. Fungevo loro da sostegno, li ascoltavo e li supportavo. Con l’entrata nell’adolescenza ho spostato la lente di ingrandimento su me stessa: ero curiosa di conoscermi a fondo. Ho iniziato a leggere libri su temi psicologici e ad appassionarmi alla materia finché, al momento della scelta universitaria, non ho avuto dubbio alcuno sul percorso di studi da intraprendere. Si è trattato di una decisione spontanea, naturale, maturata in così tanto tempo da risultare l’unica possibile e questa consapevolezza non poteva che darmi gioia. Non avevo solo un sogno, avevo una certezza fondata sulla mia continua e curiosa osservazione del mondo, delle persone e dei loro comportamenti.
All’iter universitario è seguita la volontà di frequentare la scuola di specializzazione in psicoterapia.
Negli anni, ho seguito io stessa un percorso di psicoterapia da cui ho tratto notevoli benefici: ho imparato a conoscere me stessa e ho compreso come la psicologia potesse rispondere alla curiosità positiva che mi porto dentro. Aver lavorato con impegno su me stessa è stata un’esigenza cui ho dato risposta, che ha contribuito alla mia formazione e che affianco all’aggiornamento continuo.

Ogni persona che incontro grazie a questo lavoro – lungi da me definirlo missione, piuttosto viaggio alla scoperta dell’altro – porta con sé storie irripetibili e prendermi cura delle relazioni tra persone è uno dei lavori più utili e importanti al mondo. L’unico che vorrò mai svolgere.